Πλήθος δημοσιευμάτων του ευρωπαϊκού Τύπου (δείτε
ΕΔΩ το δημοσίευμα της ιταλικής ηλεκτρονικής
εφημερίδας lettera43.it), αναφέρουν πως η γεωπολιτική θέση της Ελλάδας και το
ενδιαφέρον των Αμερικανών για τη βάση του Ακτίου, έπαιξε καθοριστικό ρόλο στις
πολιτικές εξελίξεις των τελευταίων ημερών.
Η ιταλική ιστοσελίδα www.lettera43.it τονίζει πως
ο Ομπάμα ήθελε την Ελλάδα στην Ευρωζώνη, για να μην τεθεί σε κίνδυνο η παρουσία
των βάσεων στη χώρα μας.
Να τι γράφει το ιταλικό site www.lettera43.it
Usa vs Ue, perché Obama vuole salvare la
Grecia
Il ruolo nella Nato. Le basi nel Mediterraneo. E la competizione
con Russia e Cina. Perché gli Stati Uniti sfidano Bruxelles e Berlino per
salvare la Grecia.
La telefonata è arrivata la sera dell'Eurogruppo.
Il 7 luglio Barack Obama ha voluto esprimere ad Alexis Tsipras «la speranza
degli Stati uniti in un successo dei negoziati».
La notizia del colloquio
diretto tra Washington e Atene è stata riportata da fonti del governo ellenico
nel giorno dell'ennesimo confronto con i partner europei. Da settimane la linea
tra la Casa Bianca, le cancellerie europee e i palazzi di Bruxelles, scotta. Il
pressing degli Usa sui partner del Vecchio Continente, Germania in testa, è
stato costante, e si è incarnato soprattutto nelle prese di posizione e nell'attivismo del segretario al Tesoro Jack Lew.
OBAMA
IN PRESSING SU MERKEL. Ma negli ultimi giorni Obama sembra aver preso
in mano il dossier, richiamando più volte la cancelliera Angela Merkel a
prendere in considerazione tutte le implicazioni legate a un'uscita della Grecia
dall'Eurozona.
E cioè i timori, crescenti da parte americana, che le scosse
provenienti dall'Europa possano turbare la stabilità economica e il sentiero di
crescita appena riagguantati. E poi la grande partita geopolitica con la Russia.
E con la Cina in seconda battuta. Perdere la Grecia, agli occhi di Washington,
significa perdere un territorio strategico per quel blocco occidentale che gli
Usa fotografano ancora come quello della Guerra Fredda, con l'aggiunta oggi dei
Paesi dell'Est Europa e dell'ultima arrivata Ucraina. Una ferita più dolorosa di
quella che potrebbero subire i mercati finanziari europei.
- Le basi Nato in Grecia (Economist).
La Casa Bianca non vuole lasciare il dossier nelle mani degli europei
La Casa Bianca, convinta sostenitrice delle
politiche espansive, continua a battere sullo stesso chiodo: il taglio del
debito alla Grecia. Sia attraverso il Fondo monetario internazionale (Fmi), di
cui il governo americano detiene il 40% delle quote, sia con esplicite prese di
posizione a favore della ristrutturazione del debito ellenico, cioè l'obiettivo
principale del premier Tsipras e della sua squadra di negoziatori.
Gli
americani non hanno avuto paura di giocare duro. Nonostante le rimostranze dei Paesi Ue il Fmi ha pubblicato la sua relazione sull'insostenibilità del debito ellenico a pochi
giorni dal referendum indetto dal governo greco, dando a Tsipras il migliore
degli assist possibili.
L'INCURSIONE DEL TESORO AMERICANO. E
l'8 luglio, a 24 ore dall'Eurogruppo in cui i ministri delle Finanze e i leader
europei hanno praticamente rigettato l'ipotesi di un haircut, il segretario al
Tesoro Lew ha dato il sostegno esplicito all'analisi dell'organizzazione di
Washington, sottolineando ancora la necessità di un accordo: «Il debito greco
non è sostenibile e il Fondo ha ragione a concentrarsi sul debito di Atene: la
Grecia ha bisogno di avere una traiettoria sostenibile».
Pressing e
'incursioni di campo' che hanno origine soprattutto nella grande battaglia
geopolitica americana. Seppur con importanti riflessi economici. Nei verbali
della Federal Reserve resi pubblici l' 8 luglio si legge la preoccupazione della
banca centrale statunitense per gli sviluppi della crisi greca. L'incertezza su
Atene assieme alle notizie in arrivo dalla Cina, secondo gli analisti, avrebbero
indotto la Fed a far slittare l'atteso rialzo dei tassi di
interesse.
INCOGNITE DA RUSSIA, GRECIA E MEDIO ORIENTE. Il
Fmi, nelle ultime stime diramate il 7 luglio, prevede che l'economia Usa
crescerà del 2,5% nel 2015 e del 3% l'anno successivo.
Ma nel suo rapporto
mette in guardia: «Rischi da Russia-Ucraina, Grecia e Medio Oriente
rappresentano un jolly imprevedibile con negativi effetti sugli Stati
Uniti».
Nella loro strategia anti russa gli Usa non si sono fatti grandi
problemi a scavalcare l'Unione europea e la sua politica estera frammentata. E
con la guerra in Ucraina in corso, e la promessa ai Paesi dell'Europa dell'Est
di fornire armi pesanti contro Vladimir Putin, ora non possono vedere la Grecia,
l'appendice meridionale dell'Alleanza Atlantica, finire in un terreno ignoto ad
analisti e economisti o, peggio, tra le braccia russe. E non hanno alcuna
intenzione di lasciar decidere la partita ai litigiosi europei.
E così si
spiega il fatto che Tsipras, incapace di creare un clima di fiducia con i
partner Ue, sia stato invece in grado di portare a casa il sostegno
'condizionato' del governo a stelle e strisce. Cinguettando con Putin, si è
fatto corteggiare da Obama.
- Una manifestazione contro le basi Nato e i raid Usa in Siria (Gettyimages).
Il programma iniziale di Syriza: «Abbandonare la Nato»
Alla Casa Bianca sanno benissimo che la Russia non ha soldi da spendere per la piccola Atene. Ma
sanno anche che i capitali invece li ha Pechino, che in Grecia ha un hub
strategico come il porto del Pireo. La Cina tuttavia pensa al corridoio greco
come la porta di ingresso al mercato unico europeo e, date le preziose garanzie
che l'Europa ha dato agli investimenti del Dragone in terra
ellenica, non fa certo il tifo per la Grexit.
ATENE GEOPOLICAMENTE
FONDAMENTALE. Ma a Washington l'attivismo cinese preoccupa. E
soprattutto preoccupa il dossier militare e geopolitico. «La Nato è preoccupata
dell'evoluzione del rapporto tra Atene e Mosca», ha dichiarato a Business
Insider Thomas Wright, esperto di Strategia del think tank di Washington,
Brookings Institute. «La Grecia è diventata parte delle trame geopolitiche che
si sviluppano attorno agli eventi europei»
Il 6 luglio, il giorno dopo il
trionfo di Tsipras al referendum, un funzionario dell'Alleanza atlantica ha
spiegato che il governo di Atene ha confermato tutti i suoi impegni nella
Nato.
L'inquietudine americana, però, è lecita. Nel programma di Syriza la
promessa di uscire dal Patto Atlantico è scritta nera su bianco. E nel 2011 il
partito dell'attuale premier si era opposto alla concessione ai soldati
americani della base Nato di Souda e di quella dell'aviazione greca a Kalamata,
nel Peloponneso, per le operazioni della guerra in Libia.
SECONDO
BUDGET MILITARE DOPO GLI USA. Per capire quanto importante sia la
Grecia per la Nato, si può partire dai numeri.
In un'Europa che non investe
nei suoi eserciti e fa ancora prepotentemente affidamento sulle forze americane,
Atene resta il secondo Paese Nato per budget militare in proporzione al Pil,
seconda solo agli Usa e tra i pochissimi che raggiunge gli obiettivi di
investimento dell'Alleanza. E poco importa se il 74% della spesa va a pagare i
salari dei militari.
Quando la Commissione europea ha chiesto un taglio di
400 milioni alle spese per la Difesa, dilazionati da Tsipras in 200 milioni
quest'anno e il resto in quelli a venire, il direttore dell'Alleanza Atlantica
in persona John Stoltenberg ha dichiarato di aspettarsi che «Atene continui a
spendere il suo 2% del Pil».
- La base di Souda, nell'isola di Creta (Gettyimages).
La promessa del ministro Kammenos: nuova base Nato nell'Egeo
Oggi in Grecia c'è un corpo militare Nato di
stanza a Tessalonica e quattro basi a disposizione dell'Alleanza Atlantica in
posizioni strategiche: a Ovest, affacciato sull'Adriatico c'è l'aeroporto di
Preveza in uso all'aeronautica ellenica e alla Nato, nell'isola di Creta,
praticamente al centro del Mediterraneo, si trovano un impianto per testare i
missili e soprattutto la base navale di Baia di Souda, capace di ospitare
durante il conflitto libico le navi cisterna francesi e oltre 400 marines
americani, ma anche di fare da base di decollo per gli aerei Usa diretti nei
cieli della Siria.
E dalla base aeronautica di Larissa, nel Nord del Paese,
possono decollare gli aerei Awacs dotati di radar a lungo
raggio.
UN'OFFERTA GENEROSA. Un patrimonio che gli Usa non
vogliono certo lasciare andare. E a Atene sembrano averlo ben presente. Le mosse
del ministro della Difesa di Tsipras, Panos Kammenos, membro del partito
nazionalista degli Indipendenti greci, sono passate quasi inosservate.
Ma il
15 maggio 2015, mentre i negoziati tra Grecia e Brusells group erano ancora in
alto mare, Kammenos ha annunciato di aver visionato uno studio del suo dicastero
sulle esigenze dell'Alleanza atlantica e di avere l'intenzione di proporre agli
Usa la creazione di una nuova base aerea Nato nel Mar Egeo.
Una boutade o una
puntata delle 'trattative' per il salvataggio di Atene?
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου